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"Natura.0" a cura di Francesca Di Giorgio, Espoarte #102, 2018











 




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2015

PER LA SOPRAVVIVENZA
 

di Marie Honzikova


 
"L'anima aiuta il corpo e in certi momenti lo solleva. È l'unico uccello che sostenga la sua gabbia." Victor Hugo

È come se l'anima fosse un po’ fuori moda ultimamente. Dopo secoli in cui era la protagonista assoluta è stata accantonata, archiviata chissà dove. Come se il suo destino stesse davvero nella sua etimologia e lei fosse volata in un luogo dove fosse più apprezzata, più considerata.

Oggi è diventata l'esteriorità il personaggio principale. Siamo una società basata quasi del tutto sull'immagine, sull'estetica, che spesso non corrisponde affatto a quello che dovrebbe essere il contenuto perché viene costruita artificialmente. Siamo sottoposti alle continue tentazioni, dato che con poco sforzo, di tipo economico, del tempo o altro, possiamo intervenire e migliorare questa nostra identità esteriore. Adesso, prima di conoscere una persona possiamo cercarla su internet, vedere addirittura il suo viso e quindi già in qualche modo pregiudicarla in base alla sua apparenza, alla parte visibile di noi che il mondo percepisce come riflesso diretto del nostro io invisibile, quello interiore. Alcune delle università americane addirittura valutano i candidati allo studio anche in base all'immagine che danno di se stessi sui social network.

Ma con tutto questo ci sentiamo davvero migliori? Che cosa dobbiamo "ritoccare" per star bene all'interno, nel nostro profondo io?

L'artista Isabel Consigliere ci offre una possibile risposta con le sue sculture e le sue installazioni della serie "Per la Sopravvivenza".

È una risposta dolce e quasi

sussurrata, nella quale dobbiamo affinare un po’ i nostri sensi per poterci immergere nel suo mondo profondo e ricco di emozioni. La sua non vuol essere assolutamente una critica alla società contemporanea, è piuttosto una strada che ha scelto lei di percorrere e quindi di condividere con noi attraverso le sue opere. Ci suggerisce che dovremmo prima scoprire e poi proteggere quel nucleo delicato e fragile che vive dentro di noi e che per preservarlo non serve chissà quale armatura impenetrabile, ma

basta un minimo di cura, un po’ di nutrimento, una "carezza risanante", per usare le sue parole. Bisogna non avere paura di conoscere se stessi, scoprire la propria anima spogliata da tutti gli strati superficiali, capire la sua delicatezza e salvaguardarla.

L'artista, per esprimere tutto questo, oltre che alla carta di cui sono state create la maggior parte delle sue sculture ricorre ad un materiale inaspettato che

rappresenta così bene il significato della parola anima: i pappi di tarassaco. Questi semini dall'aspetto fragile e delicato, che però riescono a resistere e farsi trasportare dalla forza del vento, li ha incollati uno ad uno sia sui corpi di cartapesta, formando così delle "protezioni" ai punti delicati del corpo come le spalle o la pancia, sia su un gilet e su una cuffietta cuciti in un tessuto trasparente, creando quindi un effettivo vestiario "per la sopravvivenza" che esprime una tale fragilità e delicatezza da togliere il fiato, ma allo stesso tempo dimostra la tenacia e pazienza dell'artista che si è immersa in questo lavoro meditativo che è durato per mesi. La bellezza del risultato è emozionante. La nostra anima viene ritrovata e finalmente sollevata grazie ai pappi di tarassaco di Isabel Consigliere.
Marie Honzikova
 

-  “Per la sopravvivenza” nasce come un lavoro sulla protezione di ciò che siamo in realtà, del nostro io più profondo. Un qualcosa di morbido e caldo, ma immensamente fragile, che ci avvolge o cresce dentro di noi, per cullare la delicatezza della nostra anima. Un qualcosa di cui abbiamo bisogno, che è fondamentale e potente e, allo stesso tempo, rapidamente corruttibile se non ne prendiamo consapevolezza.  -
 
 
2011
 
 
Isabel Consigliere. Pensieri di cartapesta.
Di Cristina Fiordimela
Il mondo di Isabel Consigliere sembra appartenere a un tempo remoto, dove si respira ancora il profumo della terra appena lavorata e si resta inebriati dalle essenze delle rose, della lavanda appena raccolta e dei petali lasciati a macerare nell’abbeveratoio per un bagno en plein air, da assaporare mentre il sole scivola dietro le colline. Oltre i profili argentei e ondeggianti degli ulivi, c’è Genova che di qui appare ancora più stretta e tortuosa, compressa tra gli Appennini e il mare. Nell’orto gli strumenti evocano antichi gesti contadini e insieme il gusto raffinato e colto per le specie botaniche più rare. Gli interni della sua casa si aprono l’uno nell’altro, come scenari variopinti che separano il mondo reale da quello onirico racchiuso nelle figure monocrome di cartapesta.
“Nelle mie composizioni –spiega Consigliere- permane la visione dello sviluppo del movimento nello spazio, dei campi prospettici e delle inquadrature cinematografiche e teatrali che ho assunto durante il periodo di formazione come scenografa. Dai miei maestri di allora, Gianni Polidori e Lele Luzzati, ho appreso il rigore dell’essenzialità nella composizione dell’immagine e la ricerca di un’arte fiabesca fatta con materiali poveri. In quegli anni ho subito il fascino del colore. Studiavo gli impressionisti ma soprattutto i surrealisti. Il candore di queste mie opere, che non sono destinate alle scene teatrali, incarna il passaggio dall’azione gestuale all’astrazione di un pensiero, di un sentimento.”.
Le figure femminili,  trasportare dal vento per raccoglierne i frutti preziosi offerti dalla terra, oppure ritratte nei momenti di meditazione e di abbandono al sogno, compongono un racconto intimo e autobiografico proiettato in un altro tempo.  “Le posture non sono mai casuali ma rappresentano in qualche modo un determinato stato d’animo, la ricerca di un legame solidale e primigenio con la natura, di una corrispondenza tra la percezione fisica e sensoriale del proprio corpo e le emozioni. Una ricerca -continua Consigliere- che sviluppo anche nel processo creativo, con l’autoritratto e la sperimentazione di tecniche diverse, di cui prediligo l’uso della carta di giornale ripiegata e avvolta da un guscio di carta velina, con cui imprimo il senso della corporeità, ma anche quello dell’effimero e della fragilità. La cartapesta mi permette di riciclare materiali di scarto e di legare le mie immagini alla storia di altre persone, associando alle figure gli objets trouvés che raccolgo nei villaggi montani abbandonati, e che poi integro al modello senza attuare interventi di restauro, proprio per trattenere il segno del tempo e dell’usura, quale memoria tangibile di una cultura artigianale a cui sento di appartenere.”.
Isabel Consigliere condivide l’esplorazione dell’arte con gli studenti delle scuole medie inferiori e superiori, ai quali insegna la teoria e la pratica delle tecniche artistiche, attraverso la lettura di brani dell’arte antica, moderna e contemporanea.